Lussemburgo sorge su un promontorio
roccioso, alla confluenza dell'Alzette e della Pètrusse, in una
posizione considerata strategica sin dall'antichità, perché apriva
la strada per le Ardenne. Nel bel Musée d'Histoire de la Ville de
Luxembourg, uno dei migliori che abbia visto nella ricostruzione
della storia di una capitale, ci sono numerosi plastici e modelli che
raccontano come l'anonima città medievale di commercianti e
artigiani, sorta intorno alla piccola chiesa di Saint Michel,
comprata nel X secolo dal conte Sifrido all'Arcivescovo di Treviri,
sia diventata poi la più importante fortezza del Nord-Europa e,
quindi, la deliziosa capitale di un Granducato orgoglioso della
propria indipendenza e della propria vocazione europea.
La città costituiva l'avamposto meridionale dei domini asburgici delle Fiandre ed era per questo dotata di un sistema difensivo ancora oggi impressionante, costituito da ben tre linee. La prima cinta erano i forti nelle colline circostanti e nei punti strategicamente più fragili (sulle rovine di uno di questi forti, il fort Thüngen, a Kirchberg, c'è l'imperdibile Musée Dräi Eechelen, che ricorda la Lussemburgo fortificata; tutt'intorno sta sorgendo il quartiere delle istituzioni dell'Unione Europea che hanno sede nel Granducato). Quindi c'era la linea di difesa mediana, costituita da forti e mura nelle valli che circondano il promontorio cittadino, e, infine, c'era la fortificazione vera e propria. Le altissime mura sorgevano dalla valle dell'Alzette e della Pètusse e sono impressionanti ancora oggi, che pure hanno perso buona parte del loro intorno bellico. Con questo sistema di difesa, Lussemburgo venne considerata la Gibilterra del Nord, cioè l'unica fortezza imprendibile del Nord Europa. E' impressionante trovarsi sulla Corniche, su quello che resta delle antiche fortificazioni, e leggere i nomi di architetti italiani, francesi, spagnoli e austriaci, che studiavano come rafforzare le difese di Lussemburgo: uniti per costruire le difese di quello che separatamente cercavano di distruggere... Da quanti secoli l'Europa è così contraddittoria?
Per 400 anni la crescita urbana di Lussemburgo è stata fortemente condizionata dalle sue mura fortificate, abbattute nel 1867, per un accordo internazionale, che garantiva al giovanissimo Granducato l'indipendenza in cambio della neutralità (una neutralità mai rispettata, dato che in entrambe le guerre mondiali Lussemburgo è stata occupata dai tedeschi). Per abbatterle ci vollero sedici anni e vari milioni degli attuali euro. Per la città l'abbattimento delle mura fu una grande occasione di sviluppo urbanistico, anche se, spiegano al Musée d'Histoire de la Ville de Luxembourg, tanti anni vissuti all'ombra delle fortificazioni e nell'emergenza militare, non avevano dotato Lussemburgo di una cultura della progettazione urbanistica, pertanto per i suoi ampliamenti furono chiamati architetti stranieri, soprattutto francesi. Ma sarà poi un bene l'abbattimento di opere di ingegneria militare così straordinarie, per noi che arriviamo secoli dopo e ne abbiamo testimonianza solo nei loro resti? E' vero, senza l'abbattimento delle mura Vienna non avrebbe lo splendido Ring, senza l'abbattimento del Muro Berlino non avrebbe vinto la straordinaria scommessa che ha tentato con l'architettura contemporanea. Però.
Dalla Corniche, che si affaccia sulla valle dell'Alzette dall'altezza vertiginosa delle sue mura, si ammirano le torri e le mura che circondano ancora Grund, la deliziosa città bassa, il ponte fortificato che attraversa l'Alzette, gli straordinari lavori di terrazzamento dei terreni, le altissime fortificazioni su cui sorge la città. All'Ufficio del Turismo, in cui parlano anche un italiano un po' stentato, ma volenteroso, la Corniche è la prima cosa da vedere che indicano: il più bel balcone d'Europa, lo definiscono subito. Si pensa a un'esagerazione campanilistica e invece no, è probabilmente uno dei posti più belli d'Europa, per tutto quello che implica e per la pace che, nonostante tutto, sa trasmettere, grazie al paesaggio idilliaco di Grund, alle graziose casette oggi occupate da liberi professionisti (ma quanti avvocati ci sono a Lussemburgo?!) e alla capitale che non si ferma e che continua a modernizzarsi.
Alla fine della Corniche c'è l'ingresso alle casematte, uno dei gioielli dell'architettura militare lussemburghese, Patrimonio Mondiale dell'Umanità. Sono lunghe oltre 40 km e sono state scavate interamente nella roccia: sono corridoi lunghissimi e bui, con fessure sui due lati della valle dell'Alzette, nel promontorio formato dal primo nucleo di Lussemburgo; sono dotate di profondissimi pozzi d'acqua e di luce, di scale a chiocciola, anch'esse scavate nella roccia, e non ci fossero le indicazioni, e non si fosse dotati di piantine all'ingresso, si rischierebbe di perdersi. E la paura di non trovare più la strada è sempre in agguato, ma possono di più la curiosità e il senso europeo che questa città trasmette persino qua sotto: in questi corridoi bui e umidi sono passati e si sono scannati soldati spagnoli, austriaci, francesi, il cuore del nostro continente. E qui hanno trovato rifugio a migliaia, durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. In alcune aperture della roccia sono stati lasciati alcuni cannoni, per dare un'idea di come si facesse la guerra fino a 200 anni fa. Il senso di inquietudine che le casematte trasmettono si supera solo all'esterno, quando Grund riappare di nuovo, con i suoi tetti grigi e i suoi campanili aguzzi da favola nordica.
La città costituiva l'avamposto meridionale dei domini asburgici delle Fiandre ed era per questo dotata di un sistema difensivo ancora oggi impressionante, costituito da ben tre linee. La prima cinta erano i forti nelle colline circostanti e nei punti strategicamente più fragili (sulle rovine di uno di questi forti, il fort Thüngen, a Kirchberg, c'è l'imperdibile Musée Dräi Eechelen, che ricorda la Lussemburgo fortificata; tutt'intorno sta sorgendo il quartiere delle istituzioni dell'Unione Europea che hanno sede nel Granducato). Quindi c'era la linea di difesa mediana, costituita da forti e mura nelle valli che circondano il promontorio cittadino, e, infine, c'era la fortificazione vera e propria. Le altissime mura sorgevano dalla valle dell'Alzette e della Pètusse e sono impressionanti ancora oggi, che pure hanno perso buona parte del loro intorno bellico. Con questo sistema di difesa, Lussemburgo venne considerata la Gibilterra del Nord, cioè l'unica fortezza imprendibile del Nord Europa. E' impressionante trovarsi sulla Corniche, su quello che resta delle antiche fortificazioni, e leggere i nomi di architetti italiani, francesi, spagnoli e austriaci, che studiavano come rafforzare le difese di Lussemburgo: uniti per costruire le difese di quello che separatamente cercavano di distruggere... Da quanti secoli l'Europa è così contraddittoria?
Per 400 anni la crescita urbana di Lussemburgo è stata fortemente condizionata dalle sue mura fortificate, abbattute nel 1867, per un accordo internazionale, che garantiva al giovanissimo Granducato l'indipendenza in cambio della neutralità (una neutralità mai rispettata, dato che in entrambe le guerre mondiali Lussemburgo è stata occupata dai tedeschi). Per abbatterle ci vollero sedici anni e vari milioni degli attuali euro. Per la città l'abbattimento delle mura fu una grande occasione di sviluppo urbanistico, anche se, spiegano al Musée d'Histoire de la Ville de Luxembourg, tanti anni vissuti all'ombra delle fortificazioni e nell'emergenza militare, non avevano dotato Lussemburgo di una cultura della progettazione urbanistica, pertanto per i suoi ampliamenti furono chiamati architetti stranieri, soprattutto francesi. Ma sarà poi un bene l'abbattimento di opere di ingegneria militare così straordinarie, per noi che arriviamo secoli dopo e ne abbiamo testimonianza solo nei loro resti? E' vero, senza l'abbattimento delle mura Vienna non avrebbe lo splendido Ring, senza l'abbattimento del Muro Berlino non avrebbe vinto la straordinaria scommessa che ha tentato con l'architettura contemporanea. Però.
Dalla Corniche, che si affaccia sulla valle dell'Alzette dall'altezza vertiginosa delle sue mura, si ammirano le torri e le mura che circondano ancora Grund, la deliziosa città bassa, il ponte fortificato che attraversa l'Alzette, gli straordinari lavori di terrazzamento dei terreni, le altissime fortificazioni su cui sorge la città. All'Ufficio del Turismo, in cui parlano anche un italiano un po' stentato, ma volenteroso, la Corniche è la prima cosa da vedere che indicano: il più bel balcone d'Europa, lo definiscono subito. Si pensa a un'esagerazione campanilistica e invece no, è probabilmente uno dei posti più belli d'Europa, per tutto quello che implica e per la pace che, nonostante tutto, sa trasmettere, grazie al paesaggio idilliaco di Grund, alle graziose casette oggi occupate da liberi professionisti (ma quanti avvocati ci sono a Lussemburgo?!) e alla capitale che non si ferma e che continua a modernizzarsi.
Alla fine della Corniche c'è l'ingresso alle casematte, uno dei gioielli dell'architettura militare lussemburghese, Patrimonio Mondiale dell'Umanità. Sono lunghe oltre 40 km e sono state scavate interamente nella roccia: sono corridoi lunghissimi e bui, con fessure sui due lati della valle dell'Alzette, nel promontorio formato dal primo nucleo di Lussemburgo; sono dotate di profondissimi pozzi d'acqua e di luce, di scale a chiocciola, anch'esse scavate nella roccia, e non ci fossero le indicazioni, e non si fosse dotati di piantine all'ingresso, si rischierebbe di perdersi. E la paura di non trovare più la strada è sempre in agguato, ma possono di più la curiosità e il senso europeo che questa città trasmette persino qua sotto: in questi corridoi bui e umidi sono passati e si sono scannati soldati spagnoli, austriaci, francesi, il cuore del nostro continente. E qui hanno trovato rifugio a migliaia, durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. In alcune aperture della roccia sono stati lasciati alcuni cannoni, per dare un'idea di come si facesse la guerra fino a 200 anni fa. Il senso di inquietudine che le casematte trasmettono si supera solo all'esterno, quando Grund riappare di nuovo, con i suoi tetti grigi e i suoi campanili aguzzi da favola nordica.